SINDROME DI SJOGREN PARTE I: eziologia, patogenesi, anatomia patologica e manifestazioni cliniche ghiandolari
La sindrome si Sjogren (SS) è una patologia infiammatoria cronica,
autoimmune, lentamente progressiva, caratterizzata da infiltrazione
linfocitaria delle ghiandole esocrine, soprattutto le salivari e le
lacrimali.
Predilige il sesso femminile con rapporto femmine/maschi di 9:1, con
difficoltà nel determinare l’esatta età d’insorgenza per via della
clinica tipicamente sfumata in fase iniziale. Sono maggiormente colpite
comunque le donne di mezza età.
Può insorgere de novo (primitiva) o essere associata ad altre
condizioni morbose (secondaria).
L’eziologia
è sconosciuta, verosimilmente di tipo multifattoriale con il concorso
di differenti fattori sia individuali che ambientali di cui:
Predisposizione
genetica: è dimostrata associazione con gli antigeni del
complesso maggiore di istocompatibilità (HLA): il DR3 associato alle
forme primitive, il DR4
alle forme secondarie, in particolare quelle secondarie ad artrite
reumatoide. E' debolmente associata anche a DR5, DR6 e DR8.
Estrogeni:
l’elevata incidenza nel sesso femminile suggerisce una associazione con
gli estrogeni, ormoni tipici del sesso femminile, che sono in grado di
incrementare l’attivazione policlonale dei linfociti B e la formazione
di autoanticorpi.
Agenti
infettivi: in particolare le infezioni di tipo virale
possono indurre il sistema immunitario a produrre autoanticorpi, sono
chiamati in causa:
herpes
virus, soprattutto il virus di Epstein-Barr (EBV)
per via del frequente riscontro di antigeni rivolti contro questo virus
nei soggetti affetti;
retrovirus
tra cui HTLV-1
ed HRV-5,
dimostrati
solo nei modelli animali;
infezioni
da HIV ed epatite C poichè
nei soggetti affetti da HIV ed epatite C viene descritta con maggior
frequenza rispetto ai soggetti sani una sindrome molto simile alla
Sindrome di Sjogren.
L’ipotesi
patogenetica è che in individui geneticamente predisposti,
un insulto ghiandolare, molto probabilmente di tipo virale, determini
una attivazione delle cellule epiteliali le quali si comportano come
APC
esponendo molecole HLA di classe II associate ad autoantigeni ai
linfociti.
Segue quindi
attivazione linfocitaria, prevalentemente di linfociti T helper che
tramite la produzione di citochine (TNF ed INF-γ) stimolano
l’attivazione dei linfociti B con produzione di anticorpi rivolti
contro costituenti self.
L’attivazione linfocitaria determina
aggressione dell’epitelio ghiandolare con cellule epiteliali che vanno
incontro ad apoptosi. I frammenti apoptotici delle cellule epiteliali
vengono fagocitati e presentati dalle APC con ulteriore attivazione
della risposta linfocitaria.
Il quadro
anatomopatologico e costituito da infiltrato linfocitario,
prevalentemente di tipo T helper localizzato inizialmente intorno ai
piccoli dotti intralobulari delle ghiandole esocrine. Con l’avanzare
del processo infiammatorio l’infiltrato linfoide si espande, fino a
raggiungere dimensioni, e morfologia simile alla placche di Player con
nucleo germinativo centrale, mantello e zona marginale costituiti da
linfociti T helper e linfociti B secernenti autoanticorpi.
Il quadro
clinico è dovuto principaalmente alla ridotta secrezione
delle
ghiandole esocrine con tipico interessamento contemporaneo delle
ghiandole salivari e lacrimali che configura il quadro della sindrome
sicca composta da:
cheratocongiuntivite
secca: sensazione di corpo estraneo oculare e occhio
secco, facile stancabilità visiva, con difficoltà alla lettura
prolungata e/o televisione e/o pc (VDT in genere), e nel 50% dei casi
anche dolore oculare e fotofobia;
xerostomia:
difficoltà nella masticazione e nell’ingestione di cibi secchi con
ricorso a cibi liquidi, alterazioni del gusto e maggiore incidenza di
carie dentali, piorrea alveolare, stomatite angolare glossiti ed
infezioni in genere del cavo orale. Circa la metà dei pazienti presenza
anche interessamento delle parotidi, mono o bilaterale, con
tumefazione, aumento di consistenza e talvolta anche febbre ed eritema
locoregionale.
In alcuni casi possono essere coinvolte anche altre ghiandole esocrine
quali:
ghiandole
esocrine della mucosa nasale con crostosità, epistassi ed
alterazioni olfattive;
ghiandole
esocrine dell’apparato respiratorio con xerotrachea e
bronchiti ricorrenti;
ghiandole
esocrine dell’apparato digerente con riduzione
dell’attività della mucosa gastrica fino alla gastrite cronica atrofica
ed eventuale interessamento pancreatico;
ghiandole
esocrine dell’apparato genitale femminile con prurito,
secchezza vaginale e disparenuria;
ghiandole
esocrine della cute con xerodermi.
Alcune forme si estendono oltre le ghiandole esocrine e vendono
definite forme ad impegno sistemico. Le manifestazioni
extraghiandolari, talvolta possono precedere le manifestazioni
ghiandolari.